Cericola, Rinnovare Faenza: il progetto di rigenerazione urbana… dalla stazione alla (deva)stazione?

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Il progetto di rigenerazione urbana incentrato sull’area della stazione ferroviaria di Faenza presenta spunti interessanti, velleità architettoniche e, soprattutto, notevoli problemi urbanistici e finanziari, che possono comportare il serio rischio di (ri)trovarci tra due o tre anni con un’altra opera avviata e poi lasciata incompiuta. Il progetto risente inoltre di due problemi di fondo: lo scheletro nell’armadio dello scalo merci da realizzare su via Granarolo (anche se ormai nessuno ci crede più nemmeno a Palazzo Manfredi) e il fatto di dover contrattare con le Ferrovie, che opera da una posizione di forza.

Con questi presupposti la delibera che stasera passerà in Consiglio Comunale, che autorizza i primi lavori su Piazzale Battisti e su parte dello scalo merci attuale, rischia di essere un primo passo malfermo con prospettive nebulose. A mio avviso le principali criticità (e ingenuità) del progetto sono le seguenti.

1) Il primo passo deciso dal Comune è quello della riqualificazione del Piazzale Battisti con spostamento dei parcheggi (solo 50 posti in più di adesso) e della stazione delle corriere nella metà dell’attuale scalo merci (nell’altra metà restano i facchini). Questo parcheggio verrà costruito a spese del Comune, con contributo regionale, su un terreno che le Ferrovie ci danno in affitto per 18 anni (costo € 90.000), senza prevedere cosa succederà dopo questo primo periodo (ingenuità o incapacità ?). La realizzazione del prolungamento del sottopasso pedonale attuale (interno alla stazione) per creare il secondo ingresso da via Filanda Nuova e di quello ciclabile dal parcheggio fino a via Filanda Nuova (all’altezza di Via Masaccio) non viene prevista da questo primo contratto con le Ferrovie, che non prendono quindi alcun impegno cogente, per cui queste opere verranno fatte (forse) tra 4/5 anni la prima e tra 9/10 anni la seconda, mentre invece dovevano essere fatte in contemporanea al parcheggio, per evitare l’effetto “cul de sac”.

2) Il Comune, con questo primo contratto, conferma alle Ferrovie la possibilità di costruire 40.000 metri cubi di abitazioni e negozi nella metà dello scalo merci e nella zona ex Rialzo (in fregio a via Filanda Nuova), prendendo l’impegno cogente di mantenere questa cubatura anche nel nuovo PUG. Questo porterà ad un aumento degli abitanti e dei clienti che inevitabilmente intaseranno il parcheggio delle auto rendendolo di fatto inutile. Questa previsione urbanistica deriva dall’accordo che fece il Sindaco Casadio con le Ferrovie che, in cambio, devono portare il binario allo scalo merci da realizzare lungo via Granarolo. Oggi lo scalo merci su via Granarolo non interessa nessuno, ma deve essere mantenuto nelle carte per via di vari ricorsi presentati dai proprietari dei terreni a suo tempo espropriati e che, se il Comune soccomberà, ci costeranno circa 1 o 2 milioni di euro di risarcimenti. In ogni caso prevedere un insediamento abitativo nello scalo merci è nocivo in quanto intasa un quartiere già problematico e genera il bisogno di nuove strade di sbocco. La soluzione qui deve essere drastica e realistica: trovare un accordo con le Ferrovie che tolga di mezzo il vincolo di portare il binario (morto) allo scalo merci fantasma di via Granarolo in cambio di una drastica riduzione della cubatura edificabile e, se possibile, proporre anche di riscattare tale residua capacità edificatoria, sia con permuta che con denaro. Con questa cubatura riscattata il Comune dovrebbe costruire due silos da adibire a parcheggi sopraelevati, da cedere in proprietà e/o in locazione a chi abita nei paraggi o ai pendolari, in modo tale da alleviare il carico degli attuali parcheggi su via Laghi (su cui potrà essere ridotto il parcheggio ad un solo lato).

3) Il progetto complessivo, caricato delle nuove abitazioni e negozi, prevede 4 vie di accesso/sbocco alla nuova zona dello scalo merci: dal piazzale della stazione, da via scalo merci, a fianco della scuola materna “Giardino dei Sogni” (tagliando il parco) con innesto su via Laghi, dietro il museo Malmerendi (tagliando alberi) con innesto su via Medaglie D’Oro. La posizione dello scalo merci crea un inevitabile “cul de sac” urbanistico, cui si può porre rimedio limitando gli insediamenti abitativi, avendo un respiro urbanistico più giusto e prevedendo le due sole uscite già esistenti, regolate da un appropriato senso unico: dal piazzale della stazione e da via Scalo Merci. Le altre due uscite producono inquinamento e danni ambientali inutili: in particolare è scandaloso pensare di creare una strada a fianco della scuola materna, che impedirà ai bambini di godere di aria pulita nel loro giardino esterno.

4) Il progetto complessivo non comprende tre grandi vuoti urbanistici che, se adeguatamente valorizzati e integrati con i sottopassi pedonale e ciclabile, risolverebbero i problemi del traffico nell’area dello scalo merci senza dover costruire le due nuove strade dannose: il parcheggio privato ad uso pubblico su via Filanda Nuova (negozio Il Baule), il comparto ex Stafer e il comparto Sariaf. Questi tre ambiti possono essere in larga parte utilizzati come parcheggi sia pubblici, per i pendolari, che privati, per coloro che abitano nei pressi: si tratta di avviare un confronto con le proprietà ex Stafer e Sariaf per trovare un punto di incontro tra interessi privati e interessi pubblici. Tra l’altro il comparto Sariaf sarebbe (anche) il luogo naturale dove spostare la caserma dei Vigili del Fuoco, recuperando un importante spazio per valorizzare il centro storico, senza pensare di insediarvi ulteriori supermercati.

5) La Regione ha dato un contributo per questo primo stralcio, ma non vi è nessuna certezza sul se e sul quanto potrà dare in futuro, con il rischio di maggiori costi a carico del Comune e, quindi, di allungamento dei tempi di realizzazione del progetto complessivo.

Resta l’amarezza di fondo di trattare con una GIunta che ha portato in giro per Faenza il suo progetto urbanistico come il migliore dei progetti possibili, ma che non ha voluto fare un serio confronto in Commissione con le opposizioni per trovare miglioramenti a vantaggio dei cittadini: il tutto per appuntarsi sul petto una nuova medaglia, chi in vista delle prossime elezioni e chi per mera vanagloria architettonica. La prossima amministrazione non-PD dovrà intervenire pesantemente su questo progetto (come su altri) per il bene di noi tutti.

Insomma: sì all’idea di intervenire sull’area della stazione, no al progetto della deva-stazione.

Tiziano Cericola

Rinnovare Faenza

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