Riflessioni sulla figura di Dante Alighieri: “La politica impari ad ascoltare”

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Dopo aver letto sulla stampa locale alcune anticipazioni sulle iniziative e i progetti previsti per le cebrazioni dantesche del 2021, dobbiamo confessare un profondo rammarico che ci impone di renderne pubbliche le ragioni.

Già nel 2015, assieme ad un gruppo di amici motivati e generosi, facendo nostre le indicazioni degli “Stati generali della Cultura” del Sole 24 Ore, avevamo considerato la risorsa Dante una delle 4 “Idee senza Tempo” fondative dell’identità ravennate che, assieme all’Acqua, al Mosaico, e alla Pineta, facendo dialogare fra loro passato presente e futuro, potevano guidare la progettualità di lungo periodo della nostra città e del suo territorio.

Avevamo scritto che queste 4 Idee Senza Tempo, fra loro intimamente connesse, non potevano essere tradotte in episodi comunicativi o celebrativi limitati al tempo di una Mostra, di un Festival, di un Convegno o di una ricorrenza.

In particolare, la risorsa Dante, un unicum secolare universalmente riconosciuto, costituiva un brand di impatto planetario onnipresente nel circuito della comunicazione mondiale: un vera e propria icona pop ancora attiva nel nostro immmaginario collettivo, ma del tutto sottutilizzato.

Scrivevamo che se dunque Dante è il simbolo della poesia, anche Ravenna in preparazione del 2021, poteva candidarsi a diventare la Città dei poeti, la Capitale della poesia nel mondo, in collaborazione con la Facoltà di Lettere di Bologna e un suo Distaccamento sulla Poesia antica e moderna, con l’apertura di corsi universitari sul Linguaggio poetico, con attività di laboratorio e di ricerca in una vera e propria Casa della Poesia, che allargando la zona dantesca alla piazza San Francesco, poteva essere insediata nel Palazzo della provincia, che a quel tempo sembrava avere i giorni contati.

In quegli stessi anni, altre espressioni della cultura cittadina, associate o individuali, elaboravano diverse proposte concrete per le celebrazioni del 2021, che avevano la caratteristica di durare oltre la scadenza della ricorrenza, anzi di incrementare anno dopo anno la propria notorietà e attrattività (altrimenti dopo il ’21 cosa si fa, si aspetta il prossimo centenario?).

Si era pensato ad esempio ad un Concorso internazionale annuale di poesia contemporanea su temi danteschi come i 7 Vizi Capitali, uno all’anno per garantire contninuità.

Si auspicava una fattiva collaborazione con la Società Dante Alighieri che ha più di 600.000 soci in tutto il mondo e che poteva a Ravenna portare a compimento la sua principale missione di promuovere la lingua e la cultura italiana.

Queste ed altre interessanti indicazioni aspettavano soltanto un confronto pubblico aperto dove, sotto la guida della pubblica amministrazione, potevano essere stabiliti criteri, priorità ed aprire una fase operativa che portasse a sistema tutte le risorse disponibili attorno alla definizione di un programma condiviso e di adeguati organismi dirigenti e di controllo.

Niente di questo è avvenuto. Si è arrivati quasi alla vigilia dell’evento presentando contemporaneamente (!) un comitato promotore e un programma confuso, per progetti separati fra loro e senza alcun respiro strategico. E ora siamo costretti a leggere che la Casa di Dante che sostituirà l’emeroteca Oriani, in attesa di un vero e proprio progetto, a gestione ancora da decidere se pubblica o privata “ospiterà un bookshop (sic!) con una parte libraria naturalmente molto importante e una parte dedicata appunto al design (sic!)  come nei più moderni (sic!)  Musei”.

Esposti il nostro disappunto e il nostro rammarico, ci chiediamo ora se non sia ancora possibile organizzare in extremis un tavolo di confronto finalmente aperto e costruttivo per non ripetere gli errori dello stesso metodo adottato per Ravenna capitale europea della cultura.

Eugenio Baroncelli

Saturno Carnoli

Marcello Landi

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