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Più ingressi e qualche lezioni online da scuola a rotazione: ecco come si tornerà in aula al Liceo Scientifico di Ravenna

Entro fine agosto il preside Dradi spera di poter dare tutte le informazioni del caso alle famiglie

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L’inizio della scuola è sempre più vicino e ancora le notizie che circolano sulle modalità di riapertura – per tutelare il diritto degli studenti all’istruzione e quello di tutto il mondo scuola alla salute – arrivano a spizzichi e bocconi, dando l’impressione complessiva di un’organizzazione farraginosa ed estemporanea. Insomma, da ciò che emerge da parte dei decisori politici di massimo livello, Ministero dell’Istruzione in primis, non sembra che si stia pianificando quella “rivoluzione” della scuola, che qualcuno aveva paventato come possibile soluzione, non solo ai problemi posti dalla pandemia, ma anche a quelli che la scuola si trascina dietro da decenni di tagli e riduzione costi.

A scuola si tornerà. Sul come, al di là di indicazioni estremamente generiche indicate dal CTS (comitato tecnico scientifico nazionale), tutto pare lasciato alla buona volontà dei dirigenti scolastici. E così, è proprio da loro che abbiamo deciso di partire, per provare a capire come si tornerà a scuola a settembre a Ravenna. Il primo parere è quello del preside del Liceo Scientifico Oriani di Ravenna, Gianluca Dradi.

Preside, come vi state preparando per l’avvio dell’anno scolastico a settembre ?

Stiamo lavorando intensamente, anche in questi giorni di fine luglio, per garantire la ripresa delle attività didattiche in presenza nel rispetto delle norme di sicurezza. Si tratta, in concreto, di individuare tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di contagio. Poiché l’opzione “rischio zero” equivarrebbe a perpetuare il lockdown, che nessuno vuole più, siamo impegnati a trovare soluzioni ragionevoli, per bilanciare due diritti costituzionali – l’istruzione e la salute – che, in questo particolare momento, sembrerebbero in contrasto tra loro.

E poiché siamo nel pieno del periodo estivo, durante il quale è impensabile un coinvolgimento attivo degli organi collegiali della scuola, a fine giugno il Consiglio di Istituto ed il Collegio Docenti hanno dato vita ad un Comitato di 24 persone, rappresentativo di tutte le componenti della comunità scolastica, per individuare insieme le soluzioni possibili.

Quali soluzioni avete individuato?

Il punto di partenza del nostro ragionamento è assumere come vincoli le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico e quindi, fondamentalmente, le norme sul distanziamento personale. Queste, a loro volta, devono integrarsi con le disposizioni previste dalla normativa antinfortunistica e antincendio. Pertanto abbiamo effettuato una riunione con il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione per concordare la modalità di misurazione della capienza delle aule. Poi due docenti, un ingegnere ed un architetto, si sono resi disponibili ad effettuare le misurazioni delle 49 aule e proporre una riconfigurazione del layout delle stesse. Ottimizzando le configurazioni, nella maggior parte dei casi si riesce a tenere in classe gli studenti, salvo per 9 aule dove la capienza è insufficiente.

Ed in tali casi tornerete alla didattica a distanza?

Non esattamente. La DAD è stata una soluzione necessaria per l’emergenza, ma non può essere prolungata all’infinito perché il rapporto educativo ha bisogno della presenza fisica e della socializzazione. Noi abbiamo un problema per circa 40 studenti e per essi abbiamo individuato due laboratori dove, ruotando periodicamente circa 6 ragazzi per le 26 classi più numerose, riusciremo a far sì che alcuni studenti, all’incirca una settimana ogni tre mesi, seguiranno da scuola, sui computer predisposti dalla scuola stessa, le lezioni che i loro professori stanno effettuando a pochi metri di distanza. In tal modo non mancherà la socializzazione tra studenti e non avremo problemi con la connessione o con quei, in verità pochi, studenti che nei mesi del lockdown hanno partecipato poco attivamente alla lezioni on line. La fattibilità di questa soluzione dipende però da un minimo aiuto da parte del Ministero in termini di organico aggiuntivo. Perché quelle due classi, a composizione variabile, che andiamo a creare, richiedono la presenza di docenti che assistano gli studenti.

State pensando anche a diversificare ingressi ed uscite?

Abbiamo pensato ad una soluzione che non impatti sul sistema dei trasporti. Quindi gli orari di ingresso e uscita da scuola non cambieranno ma, per evitare assembramenti, utilizzeremo come vie normali tutte le uscite di sicurezza. In tal modo, sia in sede che in succursale, creiamo 5 ingressi ed uscite distinte, evitando quindi che 600 studenti per plesso si ritrovino contemporaneamente a passare dallo stesso varco. Sempre per evitare gli assembramenti, spalmeremo il tempo dedicato all’intervallo in 4 momenti distinti durante la mattinata e, per evitare la concentrazione di persone al bar interno, alcuni studenti dell’indirizzo “scienze applicate” stanno predisponendo una App per poter effettuare le ordinazioni. Anche questo determina un modesto fabbisogno aggiuntivo di bidelli perché occorre sorvegliare ben 10 ingressi e intensificare le operazioni di pulizia non solo dei locali, ma soprattutto dei laboratori e delle palestre che devono essere sanificati durante la mattinata al momento dell’alternarsi di classi diverse nella fruizione di quegli spazi.

Come vi state organizzando anche da un punto di vista informativo per comunicare le novità a studenti e famiglie?

Tutte le misure illustrate, ed altre più di dettaglio, presuppongono una cooperazione delle famiglie ed una responsabilizzazione degli studenti, perché dovranno seguire le indicazioni, provvedere alla igienizzazione delle mani, utilizzando i dispenser che saranno collocati nelle classi, indossare la mascherina tutte le volte che sono in movimento e comunque nelle circostanze in cui non si riesce a rispettare la distanza minima di un metro. Già a giugno abbiamo modificato il Patto di corresponsabilità formativa, chiedendo, tra l’altro, di non venire a scuola nel caso in cui lo studente avesse una temperatura corporea superiore a 37,5 gradi o sia stato in contatto con persone positive al virus.

Al momento le nostre sono ipotesi la cui fattibilità dipende dalla risposta che riceveremo dal Ministero e dalla Provincia, alla quale abbiamo chiesto qualche intervento per gli spazi-palestra dove le misure di distanziamento sono più ampie rispetto a quelle delle classi. A fine agosto, quando spero il quadro sarà definitivamente assestato, provvederemo a dare puntuale informazione alle famiglie mediante apposite comunicazioni ed anche inviando qualche materiale formativo. Da questo punto di vista il nostro Ufficio Scolastico Regionale ci ha aiutato mettendo a disposizione del materiale utile.

Nel frattempo stiamo predisponendo gli acquisti di computer, arredi, materiale di sanificazione ed effettuato le richieste di organico aggiuntivo e di interventi di “edilizia leggera”.

Il punto è che la riuscita di questa sorta di esperimento sociale, consistente nel riprendere tutti insieme le attività didattiche rispettando la sicurezza, dipende dalla cooperazione tra la scuola e le istituzioni che hanno responsabilità in tema di edilizia scolastica e di organico, ma anche dal grado di responsabilizzazione di tutti i componenti della comunità scolastica, a cominciare dagli studenti.

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