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CAVE CANEM / Una parola che ci possa salvare e che ci tenga in bilico sul confine ideale tra realtà e fantasia

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La questione dell’educazione dei tempi che viviamo è il tema questa rubrica CAVE CANEM. È proposta da docenti ed educatori cui interessa il rapporto con gli studenti, con la realtà e con l’attualità. Attraverso il legame con i ragazzi di UPpunto – che ospitiamo già da diversi mesi – è nata dunque l’idea di tenere questa nuova rubrica mensile che si intrecci alla loro e che tratti dell’emergenza educativa, quanto mai attuale e scottante, soprattutto in questo periodo. LA REDAZIONE

CAVE CANEM: Buone vacanze pensando alle parole di Ungaretti, Montale e Rebora di Tiziana Grillanda

“E come il vento odo stormir fra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando”, quale voce in questo anno scolastico che sta per finire, ha raggiunto e ferito il nostro cuore infranto da mille ostacoli e trepidazioni?

La pandemia ancora in corso, la mascherina tutto l’anno, la limitazione della nostra libertà e poi il precipitare di una guerra alle porte di casa nostra, come hanno potuto lasciare aperta una breccia indispensabile per la nostra vita di uomini limitati, ma desiderosi come Leopardi dell’”ultimo orizzonte che il guardo esclude?”

Perché tutto quello che ci è accaduto non resti uno “sterminator Vesevo” dell’umile ginestra leopardiana, quale sfida dobbiamo prepararci a sostenere di fronte a un’estate di libertà che già si presenta in anticipo arroventata e secca oltre ogni aspettativa?

È la voce della letteratura che ci ha accompagnato tra i banchi di scuola, perché ispirata da qualcosa di smisurato, che nemmeno conosciamo e che ha avuto il potere (laddove non sia stata svolta con rigore meccanico) di risvegliare anche i cuori più aridi.

Ed è proprio questo il nostro vero bisogno, non di essere semplicemente guariti dal Covid o che la guerra cessi domani, ma poter incontrare qualcosa, qualcuno che ridesti in noi quella sete di bellezza e di eternità (non quella che il mondo non sa darsi, pur cercando disperatamente che la vita duri più a lungo) che nemmeno le circostanze più avverse possono sopire (“E t’amo, t’amo, ed è continuo schianto!» G. Ungaretti)

È la voce di quei ragazzi che tra i rumori assordanti dei corridoi scolastici si avvicinano in silenzio, per non disturbare e ti chiedono quasi tremanti: “ce la farò quest’anno prof?”.

Ed è pure la voce di chi non ce l’ha fatta a vivere, pur essendo in tenera età: sono i bambini della guerra infame, il piccolo Tommaso che nemmeno la madre ha potuto salvare, la innocente Elena che invece proprio da sua madre è stata eliminata!

Ma è soprattutto la voce del nostro cuore che grida come il poeta Clemente Rebora “non è per questo non è per questo!” Anche fossimo vicino alla scoperta dell’elisir di lunga vita, non basterebbe al nostro cuore, mendico di un’unica cosa! La totalità che noi non possiamo darci da soli; e allora ci tocca gridare come Montale in questa poesia tratta dal suo Diario postumo:

In giorni come questi, spesso

la tetraggine m’assale

e il vivere d’ora in ora

mi tortura. Ma arrivi tu

che sconfiggi la noia

coi tuoi discorsi variopinti.

Anche oggi cercheremo una breccia.

Una parola che ci possa salvare

e che ci tenga in bilico

sul confine ideale tra realtà

e fantasia potrà, anche

se per poco, cangiare l’esistenza.

Anche oggi quindi cercheremo una breccia, nell’estate ormai sopraggiunta, nel tempo della libertà che si avvicina con le sue promesse, ma quale liberta? “Una parola che ci possa salvare” dai liquami nei quali siamo precipitati ogni giorno, anche noi, come il piccolo Tommaso.

Ogni giorno con le nostre mani, pur svolgendo con cura quasi ossessiva i nostri compiti , abbiamo costruito muri di silenzio e solitudine immensa ma , con tutto il nostro darci d’affare, non riusciamo a trovare quei “discorsi variopinti “ di cui siamo assetati, inconsapevolmente, ma assetati di un unico gorgo di speranza che non muore mai, perché stampato nel cuore fin da bambini , quando giocando, non ci bastava mai nulla !

“Un guasto occulto mi minava in basso, un lutto ornava ogni mio gioire: l’infinito anelando, udivo intorno nel traffico o nel chiasso, un dire furbo: quando c’è la salute c’è tutto; e intendevan le guance paffute nel girotondo di questo mondo. Ribellante gridava la mia pena: ho sbagliato pianeta”. (Clemente Rebora, Curriculum vitae).

Perciò, nel tempo della vera libertà, in cui non siamo obbligati a fare nulla, un invito a cercare quale natura si nasconda dentro gli anfratti del nostro cuore e che la letteratura ha il coraggio di mettere a fuoco, perché la vita non si esaurisce nell’esecuzione di un compito, o nella durata, ma ha bisogno di qualcosa che non riusciamo neanche a dire perché è immenso!

Buone vacanze

Uppunto

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