Dov’è finita la Mariola della Torre Civica? Interrogazione di Ancisi (LpRa) al sindaco de Pascale

Più informazioni su

Il leader di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha rivolto un’interrogazione al sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, per ottenere notizie sul ricollocamento del bassorilievo raffigurante la famosa “Mariola”, estratta dalla sua sede per motivi legati al restauro e la messa in sicurezza della torre civica di via Ponte Marino.

Attingendo agli studi di Silvio Gambi, cultore e scrittore delle storie e delle tradizioni ravennati, ripercorre le vicissitudini della torre civica di Ravenna, “pressappoco della stessa età e altrettanto pendente di quella di Pisa, ma più bassa di 17 metri”, scrive Ancisi, che aggiunge: “nell’anno 2000 fu ridotta da 39 a 28, per evitarne il crollo causa continui smottamenti. La volontà giurata dell’amministrazione comunale di ricomporla tal quale una volta rimessa in sicurezza si è però sbattuta tra studi infiniti e progetti ponderosi, perdendosi infine per strada”.

“Lamentando che l’abbassamento ha privato la torre “di gran parte del suo fascino e della sua torva bellezza” – aggiunge Ancisi -, Silvio Gambi ne ha tuttavia colto l’occasione per invocare che le vengano restituiti almeno “i due frammenti marmorei posti nella sua base da tempi immemorabili, costituiti da un bassorilievo rappresentante un cavaliere con accanto una testa di marmo col volto privo dei lineamenti, incassata quasi come ornamento in una piccola nicchia che risultava realizzata insieme alla torre con pietre originali a volta”. “Era accaduto, in un lontano passato – segue il racconto – che la fantasia popolare accoppiasse le due immagini vicine vedendo nella testa una donna che aveva chiamato Mariola, e nel cavaliere un uomo a cavallo che sembrava cercarla, ma che poi, dal momento che le volgeva le spalle, era impossibilitato a trovare”. Donde il detto, diventato famoso in Europa fin dal tardo medioevo, “è come cercar Mariola per Ravenna”, vale a dire, cercare qualcosa senza poterla vedere o trovare pur avendola molto vicina”.

“Quando la torre venne capitozzata – prosegue il consigliere -, Mariola fu però strappata dal suo alloggio, volendosi studiare quale ne fosse la rappresentazione originaria (forse la testa di un imperatore romano, se ne dedusse) e rimetterla poi a dimora. Trascorsi vent’anni da allora, “cercar Mariola per Ravenna” non ha però più niente di fantastico, perché Mariola s’è persa veramente per Ravenna”.

“Chi ne ha chiesto notizie – si duole Silvio Gambi – si è sempre sentito rispondere che era stazionante in non mai ben identificata stanza delle Sovrintendenze e che non era ancora pronta per essere reinstallata nella sua nicchia. Così dopo molti tentativi fatti per rimettere nel posto originario quel marmo privo di valore artistico, ma dotato del pregio di essere alla base di quel detto famoso, le richieste per il suo ricollocamento si sono moltiplicate nel tempo, e comitati sono sorti a tal fine e moltissime firme sono state raccolte da cittadini nostalgici, ma purtroppo ognuna di queste iniziative si è infranta senza che ne fosse spiegato il motivo, contro un misterioso muro di gomma che ne impediva il reinserimento nella sede originaria”.

Di qui l’annuncio: “Il gruppo ormai numeroso formato da vecchi ravennati nostalgici e da giovani amanti delle tradizioni della loro città ha deciso un ultimo estremo tentativo di ottenere una risposta positiva per il ricollocamento della Mariola nel posto in cui per molti secoli è rimasta, dati anche la facilità e il costo limitato di un reinserimento che la renda visibile ai passanti, dotato anche di un QR Code che permetta di leggerne la storia”.

“Passati altri tre mesi – conclude il consigliere di LpRa -, senza che nessuno – anche dell’amministrazione civica – abbia alzato un dito per fornire almeno qualche indizio su dove si trovi Mariola a Ravenna, affinché se ne liberi il ritorno nella sua cella vuota, non resta che interpellare lo sceriffo della città, in gergo burocratico sindaco, per chiedergli se intende sguinzagliare allo scopo i propri mezzi investigativi, si spera più incisivi”.

Più informazioni su