Al Mercato Coperto di Ravenna l’amarcord di una generazione di amministratori che ha gestito l’Emilia-Romagna in questi anni: protagonisti Corsini e Bonaccini

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Molte persone e un parterre de roi al Mercato Coperto di Ravenna per la presentazione del libro autobiografico dell’assessore regionale Andrea Corsini “Fra la gente” (Minerva edizioni). Accanto a lui il presidente della Regione Stefano Bonaccini che ha condiviso per 10 anni le politiche regionali proprio con Corsini. “È uno dei due assessori che ho voluto con me anche per il secondo mandato” ha detto l’esponente Pd in procinto di lasciare la Regione per il Parlamento Europeo.

A intervistare i due big del Pd emiliano-romagnolo un volto noto della tv, Giovanni Terzi, reduce dall’esperienza di Ballando con le Stelle e prossimo marito di Simona Ventura. Insomma politica, tranche de vie e un tocco di glam, come va di moda in questo periodo.

Si è parlato degli inizi di Andrea Corsini, letteralmente nato in un garage, perché “d’estate si traslocava tutti nel garage di casa per affittare l’appartamento ai turisti e arrotondare gli introiti della famiglia. L’airb&b l’abbiamo inventato noi in Romagna”, ha detto, così come la cultura dell’ospitalità che “consente al turista di sentirsi a casa”. Come quel piccolo Michael di Vienna di cui lo stesso Andrea Corsini era diventato amico, condividendo la passione per il calcio.

Già, il calcio. E la Juve, passione e tifo che condivide con Stefano Bonaccini e con il Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, che ha fatto una fugace apparizione in apertura per portare un saluto. E qui non poteva mancare l’aneddoto della maglia della Juve firmata da Cristiano Ronaldo, di cui Bonaccini si è privato per farne dono di nozze a Corsini, quando ha detto sì a Margherita Barbieri (“e dio solo sa quanto mi è costato perdere quella maglia” ha commentato divertito Bonaccini). Maglia che Corsini ha provveduto a incorniciare e che è stata fra le poche cose che ha portato in salvo ai piani alti di casa, quando venne avvisato che poteva esondare il fiume vicino, fiume che poi non esondò.

Corsini Bonaccini

Si è parlato moltissimo di turismo, perché Bonaccini chiamò Corsini a Bologna proprio per occuparsi di quello, chiedendogli di fare due cose: la riforma della Legge regionale del turismo e portare da 45 a 50 i milioni di presenze turistiche in Emilia-Romagna. Traguardo ampiamente raggiunto già prima del Covid: 60 milioni di presenze nel 2019, poi 62 milioni nel 2023. “E quest’anno, ho visto i numeri, nel primo trimestre siamo a più 10% sul 2023” ha poi detto Bonaccini.

Alla presentazione si parte da lontano. E allora ecco il 1978 (rapimento e delitto Moro), il 1980 (la strage della stazione) e poi il 1984 (la bomba sul treno 904 a San Benedetto Val di Sambro). Poi c’è un salto al 2014, l’anno in cui Vasco Errani lascia la Regione per un’accusa che poi risultò infondata. E toccò allora a Stefano Bonaccini che però fu eletto con appena il 37% di emiliano romagnoli al voto. “Ero un presidente dimezzato” confessa Bonaccini. E allora disse a se stesso e ai suoi, fra cui Corsini: “Solo con il lavoro possiamo provare che siamo veramente capaci. E allora ci siamo messi ad andare in lungo e in largo per l’Emilia-Romagna per incontrare tutti. Perché la vicinanza è credibilità”. 

Si è parlato di nuovo molto di turismo, della Motor Valley e della Food Valley (“non le abbiamo inventate noi, c’erano già, ma noi abbiamo dato una spinta” ha detto Bonaccini) e dei tanti grandi eventi sportivi come il Tour de France che ha già “imballato” Rimini con 40 mila prenotazioni.

Non si è parlato quasi per nulla invece della contingenza politica. Niente Meloni, niente Salvini, appena un accenno al solito Vannacci. Ignorata perfino la Schlein. Insomma, si è volato alto o piuttosto si è passati di lato. Bonaccini si è concesso un solo accenno sul nostro destino europeo (“l’Europa è l’unica dimensione per potere competere con giganti come gli Usa o la Cina; se ci chiudiamo in Italia, dove andiamo?”) e una battuta sul terzo mandato mancato: “Hanno detto che scappo in Europa. Se mi davano il terzo mandato sarei restato volentieri in Emilia-Romagna. E credo di sapere perché non l’hanno voluto concedere.”

Chi si aspettava qualche accenno, uno sguardo, una parola sibillina, magari anche solo un’alzata di sopracciglia sulla futura guida della Regione Emilia-Romagna è rimasto deluso. Bocche cucite e carte coperte. Anche se lo stesso Andrea Corsini è uno dei papabili alla successione del suo mentore Bonaccini.

In fin dei conti, al Mercato Coperto è andato in scena una sorta di amarcord di una generazione di amministratori che ha gestito l’Emilia-Romagna in questi anni. Per il futuro, si vedrà.

Corsini Bonaccini

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