Gabriele Barberini, storico pescatore di Marina di Ravenna, apre punto vendita alle pescherie. Ama le cozze gratinate, 6 chili alla volta

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Gabriele Barberini, classe 1961, pescatore dal 1973 (“avevo 12 anni quando mi misi in mare”), armatore dell’imbarcazione da pesca Moby Dick e del Maria Cristina B a Marina di Ravenna, Presidente della Coooperativa Nuovo Conisub, sta per lanciarsi in una nuova attività: apre un punto vendita di pesce e soprattutto di cozze alle pescherie di Marina di Ravenna, rilevando l’attività della mitica Lucia, che ora si dedica solo ad un’attività di ristorazione in un altro locale. La pescheria si chiamerà “Ulisse” come la sua prima barca. In tempi di pandemia è una piccola buona notizia per la ripartenza del commercio e della pesca a Marina.

L’INTERVISTA

Signor Barberini, lei ha trascorso in mare gran parte della sua vita. Come mi diceva, una sua imbarcazione ha un nome piuttosto evocativo, si chiama addirittura Moby Dick come la balena di Melville, mentre sulla maglietta reca la scritta Ulisse… Insomma, tanto mare. Ma che tipo di pesca ha praticato e in cosa si è specializzato?

“In tutto. In mare io ho fatto tutti i mestieri possibili e immaginabili, si può dire. Negli ultimi 25-30 anni però mi sono specializzato nella pesca delle cozze. Con il Nuovo Conisub, infatti, abbiamo il contratto con Eni per pescare le cozze dalle piattaforme: si va da Ancona fino a Punta Levante, la Punta della Maestra a Goro. Si tratta di 74 strutture per le quali noi siamo deputati alla pulizia e alla raccolta dei mitili, che poi commercializziamo.”

Quando ha fatto la prima immersione per pescare le cozze, si ricorda?

“Nell’81. Prima ho fatto tutti gli altri tipi di pesca, anche quella del pescecane, la pesca di sogliole e rombi, la pesca a strascico, con le reti, con i tramagli, la pesca volante… quelle che si possono fare qua da noi, le ho fatte tutte.”

Siamo in aprile e molti pensano sia già tempo di cozze. È così?

“È ancora presto per quelle selvagge di Marina di Ravenna. Siamo andati proprio ieri a fare un’immersione (l’intervista è stata realizzata il 1° aprile, ndr) e le abbiamo testate: per ora sono ancora un pochino indietro. Fra 20-25 giorni saranno della dimensione giusta, perché adesso maturano in fretta.”

La signora che l’ha fermata poco fa voleva sapere se aveva già le cozze. Lei quindi suggerisce di pazientare fino alla fine di questo mese.

“Sì. In questi ultimi 8-10 giorni penso di avere ricevuto almeno un centinaio di telefonate da ristoratori, gestori dei bagni, rivenditori, semplici cittadini che vogliono sapere quando cominciamo a raccoglierle e a venderle. Perché i clienti le stanno già chiedendo.”

Ma come saranno quest’anno? Anno scorso si disse che per via della pandemia erano più buone del solito, come se avessero approfittato di una certa calma del turismo e del mare per crescere più grandi e gustose…

“Non è così. La ferma del turismo non conta molto. Per le nostre cozze piuttosto è la stagione che conta, se è secca o piovosa fa la sua differenza. Perché influisce sulla quantità e la qualità. La cozza cresce filtrando acqua, più piove, più la cozza mangia perché si nutre di tutto quello che viene versato in mare. È come se venisse concimata. La cozza è come un filtro: più acqua dolce arriva in mare più le cozze proliferano e crescono. L’acqua più salata invece le rende un po’ più secche.”

Lei ha parlato di cozze che sono una sorta di filtro. Come sa, ogni tanto rispunta la polemica sulla salubrità delle cozze. Ovviamente lei non può che rassicurarci su questo punto.

“Assolutamente sì. Perché noi ogni 20 giorni abbiamo i tecnici di Arpa e Ausl che vengono insieme a fare il giro delle piattaforme con noi, per campionare le acque in cui crescono le cozze, fanno le analisi, tutto è sempre sotto controllo. Quando troviamo un certo cambiamento della situazione, cioè dei parametri delle acque leggermente modificati rispetto allo standard ottimale, le analisi vengono effettuate ogni 10 giorni, per essere sicuri che il monitoraggio dia sempre la massima garanzia ai raccoglitori e ai consumatori.”

In questi 25 anni, ha visto una crescita progressiva nella valorizzazione della cozza di Marina di Ravenna?

“Sì. Certamente. Ultimamente la gente sta cominciando a conoscere e a chiedere proprio la cozza selvatica di Marina di Ravenna, che non ha niente a che spartire con altre cozze coltivate: la nostra è molto più buona, è più piena, è più saporita, è un prodotto di eccellenza.”

La Festa della cozza di Marina di Ravenna si farà quest’anno?

“Sì, sì. L’organizzazione ha confermato che si fa. Anche perché è una manifestazione che negli anni è andata crescendo: anche questo serve molto a promuovere il prodotto, non solo per chi vive a Ravenna e dintorni ma anche per i turisti. A fine giugno, di solito c’è sempre molto turismo (quest’anno, pandemia permettendo, ndr) e quindi la festa fa scoprire ai turisti un prelibato prodotto del territorio, un prodotto identitario e di nicchia che trovano solo qui. Perché la nostra produzione è limitata e non è tale da finire sui grandi mercati del pesce, a differenza della produzione di cozze d’allevamento.”

Una produzione ridotta che cosa significa, quando la stagione è buona?

“Siamo intorno ai 14 mila quintali. 100 in più 100 in meno, a seconda delle stagioni.”

Le cooperative di Marina sono due e sono costituite in Ati per gestire la concessione Eni sulla raccolta delle cozze. È così?

“Sì. Siamo in Ati con un’altra cooperativa di cozzari. E facciamo questo lavoro per Eni ormai da trent’anni. Abbiamo le barche attrezzate per questo tipo di pesca e gli equipaggi sono superspecializzati. Tutti gli equipaggi sono OTS cioè costituiti da operatori tecnici subacquei che hanno fatto corsi appositi e che ogni anno devono fare anche corsi di aggiornamento. Le barche non sono barche normali, abbiamo standard di sicurezza molto elevati da rispettare.”

Quanti siete impiegati in Nuovo Conisub?

“Siamo in 18 addetti alla pesca delle cozze, più altri 5-6 per altri servizi.”

Si vive della pesca della cozza?

“Sì. La stagione dura 6-7 mesi e ti lascia lo spazio per fare anche altre cose. Il lavoro è impegnativo e la remunerazione è dignitosa. Ripeto, è un lavoro superspecializzato. Non ci si improvvisa cozzari.”

Le cozze si raccolgono anche in diga?

“Anche in diga. Anzi, di solito, a inizio stagione si comincia proprio con le dighe. Perché l’acqua più vicina a riva si scalda prima e le cozze diventano più grosse prima qui che in mare aperto. Restano un po’ più piccole, ma il sapore è bello pieno: fino alla fine di maggio gareggiano in bontà con quelle delle piattaforme.”

Gabriele Barberini
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Oltre ai progetti per valorizzare la Cozza Romagnola e quella di Marina di Ravenna – per la prima è stato già creato un marchio di origine, mentre per la seconda c’è un progetto in essere – ci sono in campo nuove ipotesi per valorizzare altri prodotti locali della pesca?

“Il Consorzio Mitilicoltori dell’Emilia-Romagna ha adottato il marchio di origine “Cozza Romagnola” con l’obiettivo di valorizzare il prodotto locale e in questa cornice c’è anche la cozza di Marina di Ravenna. Poi c’è un progetto specifico per dare un marchio identitario alla cozza selvaggia di Marina. Ravenna ha vinto il bando Flag legato ai fondi europei della pesca dedicato alla creazione dei percorsi necessari per la registrazione del marchio “Cozza selvaggia di Marina di Ravenna”. Capofila del progetto è l’altra cooperativa di cozzari con il centro ricerche Cestha e in collaborazione con il Centro per l’Innovazione di Fondazione Flaminia. Questo per le cozze. Poi c’è anche l’idea di valorizzare di più la nostra seppia. Ma il problema è sempre quello: noi facciamo uno sforzo per valorizzare i nostri prodotti locali buoni e genuini e poi ti trovi sui banchi del pesce o al ristorante una seppia del Bengala o una cozza che arriva dal Cile.”

E la stagione delle seppie è cominciata?

“Sì, da qualche giorno. Da aprile a luglio peschiamo le seppie con i cogolli e le retine. Le barche di Marina che fanno questo tipo di pesca sono quattro, più piccole di quelle che pescano le cozze.”

Lei oltre che pescatore e armatore di due imbarcazioni da pesca e oltre che Presidente di una delle due cooperative abilitate alla pesca delle cozze, ha anche un’attività sua e adesso, da privato, si butta in una nuova impresa. 

“Sì. Lo faccio dopo avere aperto per la prima volta il banco dei pescatori, perché all’inizio avevo cominciato a vendere da solo il pesce che pescavo. Poi ho aperto lo stabulario – perché prima le nostre cozze erano in zone di produzione di classe B, mentre adesso sono in zone di classe A e non hanno più bisogno di essere stabulate e lavorate – con un centro di insacchettamento e di consegna. Un’azienda di famiglia, fatta da me, mio figlio, mio fratello e mio nipote. Adesso, sempre noi apriamo anche il punto vendita del pesce, presso le pescherie di Marina di Ravenna, con diverso tipo di pesce e soprattutto cozze.”

Come si chiamerà il vostro negozio?

“Ulisse, presso l’ex Lucia di Marina di Ravenna, tutti sanno dov’è. Ulisse perché la prima barca che abbiamo preso quando abbiamo cominciato a fare il mestiere di pescatori si chiamava così.”

Quando aprirete?

“Beh, adesso vediamo come va la stagione delle riaperture. È inutile aprire adesso che non ci si può muovere e quando i ristoranti sono chiusi.”

Voi quindi rifornirete privati e ristoratori?

“Come abbiamo sempre fatto. Oltre a vendere direttamente al pubblico, serviremo diversi bagni della spiaggia, ristoranti, e poi Conad, Metro, Mare Bontà, parecchie realtà.”

Farete anche pesce da asporto?

“In futuro. Perché di fianco alla pescheria c’è anche una friggitoria e più avanti proporremo anche questo servizio. Ma per ora puntiamo ad aprire la pescheria. Un passo alla volta.”

E lei come le preferisce le sue cozze?

“Gratinate. Sì, io e mia moglie ce ne mangiamo sei chili in due. E non scherzo mica (ride, ndr): ne facciamo due padelle e non ci fermiamo più finché non le abbiamo finite.”

Gabriele Barberini
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