Emilia Romagna. Ok della commissione Economia a bando da 800mila euro per esercizi commerciali polifunzionali in aree svantaggiate

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Ok all’unanimità in commissione Economia della Regione Emilia Romagna al bando che prevede l’assegnazione di contributi per progetti di insediamento e sviluppo di attività in aree a rarefazione commerciale, come quelle montane e rurali

Un bando da 800mila euro per sostenere gli esercizi commerciali polifunzionali in aree svantaggiate, montane o rurali. La commissione Politiche economiche, presieduta da Manuela Rontini, ha dato il suo via libera all’avviso per l’assegnazione di contributi per progetti di insediamento e sviluppo con il sì di Pd, Lega, ER Coraggiosa, Lista Bonaccini e Rete Civica. Con le risorse del bando biennale 2021-2022 si andranno a sostenere qui piccoli negozi “di vicinato”, che, ad esempio, uniranno all’attività di vendita di alimenti e bevande quella di sportello per l’informazione turistica, di internet point o postazione fotocopie, ma anche di accoglienza per i turisti con l’apertura di un piccolo bed&breakfast o affittacamere, diventando così un punto di riferimento in quelle zone che sono ad alto rischio di spopolamento.

“Un lavoro importante che permette di trasformare i negozi in esercizi commerciali di questo tipo, che sono presidi fondamentali per i territori montani e rurali”, ha sottolineato la presidente di Commissione Manuela Rontini. “Un bando che va promosso il più possibile, perché sostiene la voglia di intraprendere di commercianti e di giovani che vogliono spendere le loro energie in questi territori”.

Cosa finanzia il bando. Con l’apertura del bando saranno assegnate risorse per un totale di 800mila euro (400mila euro per il 2021 e 400mila euro per il 2022), che saranno destinati a esercizi localizzati nelle cosiddette “aree a rarefazione commerciale” (identificate dagli stessi Comuni), cioè zone caratterizzate dalla presenza di massimo 3 esercizi per meno di 3.000 abitanti. Sono comprese anche quelle aree con meno di 350 abitanti e un solo esercizio commerciale attivo.

I negozi “di vicinato” dovranno prevedere la vendita al dettaglio di alimenti e bevande insieme ad almeno altre tre attività: commerciale, servizi per abitanti e turisti, attività integrativa ricettiva. Le risorse potranno essere destinate a investimenti per l’acquisizione o ristrutturazione dei locali, l’acquisto di veicoli commerciali, strumentazione e arredo, l’allestimento di punti di informazioni turistici o sportelli di pubblica utilità per la collettività. Copertura anche fino al 10% dell’investimento per la progettazione e fino al 30% per le scorte. Per ogni esercizio è previsto un finanziamento per un massimo di 40mila euro, con una copertura fino al 60% delle spese.

Chi può presentare domanda. Le piccole medie-imprese, gli esercenti il commercio, le imprese di servizi e somministrazione di prodotti alimentari e bevande localizzati (o che hanno intenzione di insediarsi) nelle aree a rarefazione commerciale. Nell’assegnazione delle risorse sarà data priorità all’avvio di nuovi esercizi polifunzionali (compresi anche gli esercizi già attivi che intendono appunto integrare nuove attività) e saranno premiate quelle imprese che intendono insediarsi o avviare un esercizio in aree caratterizzate dalla totale assenza di esercizi di somministrazione e vendita al dettaglio di prodotti alimentari.

Apprezzamento per l’iniziativa da parte di Gabriele Delmonte della Lega, che ha sottolineato però come le categorie di attività previste dal bando per definire un esercizio polifunzionale non siano del tutto chiare: “La mia paura è che alcuni commercianti non essendo sicuri dei requisiti necessari per dichiararsi ad esempio sportello di accoglienza turistica o internet point, siano disincentivati dal presentare domanda, perdendo così un’occasione importante”.

Soddisfatto del bando anche Marco Fabbri del Partito democratico: “Parliamo di una ben nota crisi del commercio al dettaglio, che è ancora più tangibile nelle aree svantaggiate, dove anche solo la chiusura di un bar o di un alimentari può significare la ‘chiusura’ di un intero paese e un incentivo all’abbandono. Azioni come questa vanno nella direzione giusta e questi esercizi dovranno essere sempre più smart, connessi e al passo con i tempi”.

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