Green pass, raffica di certificati per malattia in Regione: Codacons presenta esposto anche a procura di Ravenna

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Il boom di certificati per malattia presentati dai lavoratori in Emilia Romagna dal 15 ottobre – data di ingresso delle norme sul Green pass – ad oggi, finisce al vaglio delle Procure della Repubblica di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Il Codacons ha deciso infatti di fare chiarezza sull’abnorme crescita delle certificazioni per malattia presentate dai lavoratori della regione a far data dal 15 ottobre, numeri che potrebbero realizzare veri e propri reati, come quello di falso ideologico e truffa aggravata.

In Emilia Romagna i certificati presentati lo scorso 15 ottobre sarebbero stati 9.659, mentre il 18 ottobre, con l’avvio della prima settimana lavorativa con le nuove norme sul Green Pass, il loro numero risulterebbe salito a 20.589, con un incremento del +113% in pochissimi giorni.

Una crescita abnorme che fa sorgere il sospetto che in Emilia Romagna molti lavoratori, non disponendo di Green pass e non volendo ricorrere al tampone, abbiano scelto di mettersi in malattia allo scopo di non recarsi al lavoro e non subire le sanzioni previste per i dipendenti pubblici e privati privi di certificazione sanitaria – spiega il Codacons – Malattie con ogni probabilità inesistenti che producono un danno per le casse dell’Inps e potrebbero realizzare reati sia da parte dei lavoratori, sia dei medici che hanno firmato certificati falsi.

Per tale motivo il Codacons annuncia oggi, 21 ottobre, un esposto alle Procure della Repubblica di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini, in cui si chiede di aprire indagini sul territorio in merito all’escalation di certificati per malattia presentati dai lavoratori dell’ Emilia Romagna dal 15 ottobre ad oggi, acquisendo la relativa documentazione e verificando l’operato dei medici di base, alla luce dell’art. 479 del Codice Penale che punisce “Il pubblico ufficiale, che ricevendo o formando un atto nell’esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità”.

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