I frutticoltori di Confagricoltura Ravenna e Cia-Agricoltori al sit-in davanti alla Prefettura di Bologna

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Questa mattina, in piazza Roosevelt a Bologna, davanti alla Prefettura, c’erano i frutticoltori provenienti da tutta la regione, per partecipare al sit-in promosso da Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri, Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci dell’Emilia-Romagna, per chiedere al Governo aiuti immediati a sostegno del comparto frutticolo. C’era anche una delegazione di Confagricoltura Ravenna e di Cia-Agricoltori. Hanno preso parte al presidio l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, e il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

“La frutticoltura è un settore economico importante per la Romagna che rischia seriamente di essere riconvertito, con una perdita sia economica per tutto l’indotto che per il valore ambientale che ha – commenta il presidente di Cia-Agricoltori italiani della Romagna, Danilo Misirocchi -. Perdere la frutticoltura significherebbe non avere più centinaia di migliaia se non milioni di alberi, in un momento in cui parla tanto di nuove piantumazioni per la funzione che hanno nel contrastare i cambiamenti climatici”.

“Nel ravennate la campagna frutticola si chiude con un calo produttivo medio del 70% per le drupacee (pesche, nettarine, albicocche e susine), del 60-70% per le pere e del 20-30% per le mele. Ed è andata malissimo anche per il kiwi che è ancora in fase di raccolta: si stima una perdita di produzione del 70% in pianura e del 50% nelle zone collinari. Dobbiamo riportare la frutta romagnola sui banchi del supermercato e lo possiamo fare solo restando uniti, con una linea condivisa, come quella tracciata nel documento consegnato stamani al Prefetto di Bologna”. Così il presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti, illustrando il bilancio drammatico, rimarca l’importanza della richiesta corale.

A parlare sono soprattutto i numeri della crisi frutticola in Emilia-Romagna, che non ha precedenti nella storia e che stringe nella morsa all’incirca 20.000 aziende agricole, 60.000 occupati e un patrimonio di oltre 50 mila ettari complessivi di frutteto, senza contare il valore economico lungo la filiera nei settori della trasformazione, distribuzione e nell’indotto.

I danni provocati da eventi atmosferici eccezionali, malattie e nuovi patogeni mettono sotto scacco il 13% della PLV agricola regionale con ripercussioni per l’intero sistema frutticolo italiano.

A fronte della valenza economica, sociale e ambientale che il settore frutticolo possiede, non solo per l’Emilia-Romagna, ma per l’intero Paese – si legge nel documento consegnato al Prefetto di Bologna, Francesca Ferrandino, dalle organizzazioni agricole e cooperative agroalimentari promotrici – si chiede al Governo di aprire un confronto con le Parti per individuare le strategie e i supporti necessari a salvaguardare e preservare questo importante settore produttivo. Le problematiche in essere richiedono iniziative da intraprendere sia nell’immediato, sia con una visione strategica di medio-lungo periodo».

Gli interventi richiesti al Governo nel documento presentato al Prefetto di Bologna

Nel breve termine:
– Rifinanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale (di cui alla legge 102/2004) attraverso un ulteriore stanziamento, in aggiunta ai 160 milioni già approvati dal DL Sostegni bis, all’interno della Legge di Stabilità 2021. Ciò consentirebbe la sopravvivenza di migliaia di imprese agricole duramente colpite da calamità durante l’anno in corso (in particolare le gelate della primavera scorsa).
– Attivazione di un Fondo Mutualistico Nazionale obbligatorio per contrastare la perdita di reddito dovuta a calamità naturali e crisi di mercato.
– Realizzazione di un modello efficace di protezione dal rischio climatico, promuovendo e favorendo l’accesso delle aziende agricole agli strumenti di gestione del rischio agendo, al fine di rendere meno costose le polizze, sui valori dei parametri oggi definiti dal Piano Nazionale per la gestione del rischio.
– Modificare il D.lgs. 102/2004 per renderlo più adeguato alle esigenze dei produttori; in particolare occorre ipotizzare strumenti di sostegno maggiormente tempestivi e burocraticamente snelli. Prevedere la tempestiva proroga delle rate di credito per le aziende colpite da calamità. Introdurre strumenti di sostegno che assicurino la necessaria liquidità alle aziende nell’anno calamitato, mediante finanziamenti a tasso agevolato, anche bancari, garantiti da ISMEA o MCC (Medio credito centrale), di durata decennale e congruo periodo di pre-ammortamento. Condizione sufficiente all’erogazione per le aziende richiedenti deve essere la situazione finanziaria in bonis delle stesse.
– Rivedere la politica intrapresa sul fronte della difesa fitosanitaria. La progressiva riduzione dei principi attivi disponibili, non sostituiti da nuovi altrettanto validi strumenti di difesa, sta lasciando le imprese agricole inermi di fronte al diffondersi di nuovi parassiti, ma anche di fronte alla recrudescenza di parassitosi da tempo sotto controllo.

Nel medio periodo si ritiene necessario intervenire:-
Programmando un credibile progetto di riconversione varietale, che consenta l’introduzione di specie e varietà frutticole di maggior interesse per il mercato e più resistenti agli effetti causati dai cambiamenti climatici. Accompagnato da un adeguato periodo di decontribuzione per il lavoro agricolo impiegato nell’attività dei campi e delle fasi di condizionamento e trasformazione, al fine di recuperare competitività nei confronti di altre zone di produzione comunitaria.
– Rilanciando l’indispensabile collaborazione tra ricerca, ente pubblico e op/produttori.
– Assicurando le risorse necessarie alle aziende per adottare le più corrette strategie di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici, anche promuovendo in tale senso la ricerca e l’innovazione, consentendo al settore della ricerca varietale l’utilizzo delle più moderne tecniche di ibridazione.
– Assicurando una attenta programmazione produttiva, realizzata anche attraverso la costituzione del Catasto Frutticolo, utile per una migliore regolazione della domanda e dell’offerta.
– Aumentando i controlli sui prodotti ortofrutticoli provenienti da Paesi extracomunitari, ottenuti con disciplinari produttivi e controlli meno stringenti rispetto a quelli europei.

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