Stoccaggio CO2. Fagnani (Italia Viva): “Esclusione progetto da recovery plan, doccia gelata su comparto già ferito”

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“L’esclusione del progetto di cattura e stoccaggio della CO2 (CCUS) dai fondi del recovery plan è arrivata inaspettata come una doccia gelata su un comparto che già tentava di leccarsi le ferite aperte dalle recenti pesantissime affermazioni del ministro Patuanelli circa il blocco “tombale” del settore estrattivo di gas metano” scrive Roberto Fagnani, coordinatore provinciale Italia Viva Ravenna.
“Il progetto Adriatic Blue -avanza – aveva infatti ricevuto il pieno sostegno sia dal governo sia dalle autorità locali, al punto che il premier Giuseppe Conte aveva pubblicamente dichiarato che a Ravenna sarebbe sorto il più grande Hub del mondo per la CCUS, una iniziativa industriale in grado di consentire il mantenimento della forza lavoro impegnata nel distretto ravennate e addirittura in futuro, di generare nuove assunzioni. Il progetto ricordiamo avrebbe da un lato dato la possibilità di generare elettricità completamente decarbonizzata e dall’altro offrendo l’unico soluzione alle industrie fortemente emissive (HARD TO ABATE) e promuovendo nuove filiere dell’energia”.
“Le aziende, gli imprenditori e i lavoratori del comparto ravennate del gas e dell’indotto -continua Fagnani – sono rimaste tramortite da questo cambio di rotta a 180 gradi da parte del governo ed attendono delle dichiarazioni ufficiali in merito. Al momento infatti si registrano solo i rumors rilanciati dalle agenzie di stampa in questi ultimi giorni che vorrebbero il cane a sei zampe determinato ad andare avanti ma comunque alle prese con il difficile finanziamento del progetto che potrebbe arrivare tramite il lancio sul mercato di bond sostenibili”.
“Il punto cruciale della discussione però  – incalza – potrebbe essere un altro e che ricorda molto da vicino le recenti vicende legate alla promessa, da parte di ENI, di ingenti investimenti; circa 2 miliardi per contrastare il naturale declino della produzione di gas e mantenerla costante, fino ad arrivare a 5 miliardi con l’ambizioso piano di raddoppiare la produzione stessa. Investimenti purtroppo mai arrivati per la mancanza di un quadro autorizzativo chiaro e rapido. L’esclusione del progetto CCUS dal recovery plan rappresenta, a tal proposito, un segnale certamente negativo proveniente dall’esecutivo che lascia presagire un clima ostile ed un tutt’altro che certo iter autorizzativo a fronte degli ingenti investimenti che l’azienda dovrebbe sostenere per avviare il progetto stesso”.
“La preoccupazione del territorio -conclude Fagnani – per quella che sembra davvero una grande occasione persa, diventa poi quasi frustrazione ed indignazione considerando che la stessa ENI procede a vele spiegate con un analogo progetto in UK nella Liverpool Bay e che, per quello che riguarda il settore estrattivo, ha appena annunciato di essersi aggiudicata 10 nuove licenze esplorative in Norvegia e che a brevissimo inizierà la perforazione nell’adriatico montenegrino di un paio di pozzi esplorativi. Il tutto proprio mentre Patuanelli celebrava con le sue dichiarazioni il funerale del settore oil&gas italiano.”

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