Faenza, parla Rossella Fabbri, l’assessora esperta di domotica che viene da Cervia e vuole fare ripartire il turismo manfredo

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Da ottobre c’è una manager a Palazzo Manfredi che lavora su due ambiti che dovranno elevare Faenza a un ruolo di primo piano in Romagna: turismo e marketing territoriale. Rossella Fabbri è l’assessora dedicata a questi temi di cui ha ampia conoscenza e su cui coinvolgerà tutta la Giunta. Per vincere si deve lavorare in squadra, altrimenti si perde tutti insieme; per me lavorare in squadra è l’elemento chiave per essere efficaci nell’amministrazione di qualunque Comune e di qualunque forma associata amministrativa dalla Regione in giù.

Chi è Rossella Fabbri, che faentina non è?

“Sono originaria di Lugo, ma da oltre 20 anni abito a Cervia, dove sono stata assessora comunale nella Giunta del sindaco Luca Coffari dal 2014 al 2019. Sono sposata e ho un lavoro che mi piace e che m’impegna: infatti per questa ragione sono assessora part-time. Dal 2019 faccio l’imprenditrice a tutti gli effetti in un’azienda totalmente “made in Italy” di alta tecnologia che produce dispositivi domotici, ossia per l’automazione di case e di edifici in generale: siamo fra le prime aziende del settore a livello nazionale. L’azienda, che ha sede a Lugo e di cui sono socia, legale rappresentante e general manager, è nata con l’obiettivo di lavorare sul tema del risparmio energetico e sull’automazione intelligente degli edifici, pertanto oggi siamo più che soddisfatti, visto che le politiche nazionali ed europee stanno andando in quella direzione.”

Lo “sbarco” di Rossella Fabbri a Faenza è nato pochissimi giorni dopo il successo del sindaco Massimo Isola e del centrosinistra alle elezioni di fine settembre, a seguito della reciproca conoscenza e stima col primo cittadino e con diversi rappresentanti della Giunta, nonché delle trattative coi responsabili nazionali e provinciali di “Italia Viva” alla quale Fabbri ha aderito dalla costituzione.

“La “storia cervese” è “storia”: adesso ci occupiamo di Faenza, dove però ritengo mi tornerà utile l’esperienza che proprio in Amministrazione a Cervia ho avuto sul tema dei progetti di sviluppo speciali, sulla valorizzazione territoriale in particolare collegata al tema del “Sale dolce di Cervia”. L’area della Salina di Cervia è infatti la Porta Sud del Parco del Delta del Po, un’area naturalistica protetta davvero bellissima, gestita da una società partecipata diventata negli anni strategica per il marketing territoriale: il piano di comunicazione, che facemmo con il Presidente e assieme a chi segue la comunicazione per conto della Salina di Cervia, ha portato tutta l’area ad essere in tantissimi servizi televisivi che hanno valorizzato il territorio comunale grazie al “sale dolce di Cervia”. Con la Salina di Cervia è stato ottenuto un grande risultato, non scontato: è divenuta “fonte primaria”.”

A Faenza ci sono tante belle cose da valorizzare, ma non le saline.

“È una delle “leve” che vorrei utilizzare anche a Faenza: quella di passare dalla valorizzazione del prodotto alla promozione del territorio attraverso il prodotto, attraverso “le eccellenze” faentine che sono davvero molte. Parlo naturalmente della ceramica, ma non solo: ci sono i prodotti enogastronomici di cui il territorio collinare faentino è ricco. Ritengo fattibile un lavoro sul modello di quanto fatto a Cervia per la “Salina” anche a Faenza sulle sue eccellenze e sul suo paesaggio collinare “dolce ed elegante” come quello della confinante Toscana. È uno dei temi che intendo sviluppare: miglioramento della comunicazione turistica non solo a livello locale; un efficientamento delle informazioni di promozione turistica, perché oggettivamente ci sono diverse cose che non sono note, quindi va fatta un po’ di sintesi di tutto quello che c’è, non solo in termini di beni da valorizzare, ma anche per i tanti eventi che hanno una valenza significativa e che banalmente non vengono promossi in un calendario integrato. A mio avviso manca un po’ di coordinamento nella valorizzazione dell’esistente, a livello di comunicazione e promozione del territorio. Penso che si potrebbero creare dei cluster comunicativi che permettano di far emergere le diverse anime culturali della città. Ad esempio penso a “Faenza città della musica”, dove musica classica, contemporanea e d’autore abbiano un palinsesto integrato e di reciproco traino mediatico, penso a “Faenza città della velocità”, dove si possa raccontare e trasmettere con efficacia al mondo l’importante storia dei motori faentina ma anche quella della bicicletta che è tutt’ora un simbolo indiscutibile della mobilità dolce faentina.”

Parlare di turismo in questi tempi è delicato: immaginiamo che l’assessora Fabbri stia lavorando per un futuro che, si spera, sia abbastanza prossimo.

“Un po’ di piani di sviluppo li abbiamo attivati assieme al sindaco Isola, però ci sono due passaggi che sono strategici: non si può parlare di turismo a Faenza senza parlare di turismo nell’Unione dei Comuni della Romagna Faentina, perché già l’Unione, per parlare di destinazione turistica, è piccola. Quindi in realtà stiamo anche facendo sinergia con le principali città che fanno turismo in provincia di Ravenna e non solo. In verità stiamo facendo progetti di comunicazione integrata con Ravenna, Cervia, Cesenatico e Rimini, proprio perché fare turismo significa avere una sinergia importante coi territori che sono complementari al nostro. La fortuna di Faenza è che, in provincia di Ravenna ma anche in Romagna, è sostanzialmente unica e, secondo me, questa è una grande ricchezza. Dopodiché questo ci taglia un po’ fuori rispetto alle classiche strategie promozionali del turismo balneare, perché ovviamente a Faenza non c’è il mare, però ci dà delle grandi opportunità di promuoverci sul tema della Romagna-Toscana. È tema che, se facciamo non troppo “cameratismo locale,” ci aiuta ad essere visibili per un certo tipo di turista: quello che sceglie la destinazione Toscana, che può essere tranquillamente interessato anche alle nostre ricchezze, in quanto abbiamo caratteristiche anche morfologiche più simili alla Toscana che a molte parti della Romagna. Per noi è una ricchezza, per la Romagna turistico-balneare siamo complementari, per la Toscana siamo una continuità quasi naturale. Stiamo avviando collaborazioni anche con il sindaco di Marradi, che è al contempo assessore al turismo della Città Metropolitana di Firenze e che segue per la Regione Toscana un progetto per noi molto importante: quello collegato all’anno dantesco. Con lui e con l’assessore al turismo di Ravenna stiamo lavorando su prodotti turistici già fruibili dal 2021: in primis le Vie di Dante, in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Il progetto si compone di due direttrici strategiche: una è il Treno di Dante, nel quale si è investito moltissimo con un progetto pubblico-privato, nella logica di treno turistico con possibilità di attività d’animazione all’interno, il cui programma è in fase di sviluppo, per una proposta turistica esperienziale. L’altra è il Cammino di Dante da Firenze a Ravenna, dove Faenza è protagonista in quanto dalla nostra città passeranno due diramazioni primarie una, più naturalistica, che passerà da Oriolo dei Fichi, l’altra, con taglio più culturale, che scenderà dall’Olmatello e arriverà al centro storico della città.”

Treno di Dante - immagine di repertorio

Quanto ci sarà da attendere per viaggiare sul Treno di Dante?

“Partirà, Covid-19 permettendo, entro giugno; diventerà una linea turistica stabile, ogni weekend, e per Faenza comporterà un grande vantaggio perché è una delle due città in provincia di Ravenna dove farà sosta: sarà una grande occasione per consolidare i rapporti turistici con la Toscana e in particolare con Firenze, lavorando per portare turisti da Firenze verso Faenza e non solo il contrario. Questa è la nostra grande sfida: essere così bravi nel raccontare le nostre eccellenze affinché la gente scelga di venire a fare turismo da noi pur partendo dalla “Somma” Firenze o dalla “Bizantina” Ravenna. Se fosse anche solo la gita “fissa” di una giornata da Firenze verso Faenza, dal mio punto di vista sarebbe un grande successo per la città, perché evidentemente Firenze raccoglie tipologie di turisti molto interessanti sia italiani che stranieri: hanno le caratteristiche giuste per apprezzare Faenza e le sue terre. Noi abbiamo una peculiarità che, da punto debole in termini numerici, può diventare il punto forte, vista l’evoluzione del turismo che rivede la ricettività a seguito del Covid-19: abbiamo una ricettività minore ma di qualità, nel senso che abbiamo tanti agriturismi, residenze di charme, B&B invece che grandi alberghi. E’ chiaro che dobbiamo anche lavorare sull’indotto giornaliero del turismo delle località che hanno la possibilità di far soggiornare grandi quantità di persone, ciononostante nelle nostre “nicchie” possiamo intercettare turisti amanti del turismo slow, soprattutto nordeuropei, americani, australiani, ossia quel tipo di turisti che amano fare la vacanza nella campagna un po’ lussuosa toscana, che ha delle similitudini importanti con le nostre colline.”

Infatti la zona collinare di San Mamante a Faenza e gran parte della valle del Senio non hanno tanto da invidiare a certe aree della Toscana che hanno saputo “vendersi” meglio in passato, consolidando la loro fama: il Faentino pullula di agriturismi e bed and breakfast di qualità.

“La Toscana ha investito su quel prodotto turistico. La nostra ricettività minore che in tempi di turismo di massa poteva essere un difetto, oggi può diventare un punto di forza. Ci credo fermamente, soprattutto perché l’agriturismo in quanto tale permette di fruire di servizi all’aria aperta che in questo momento sono dirimenti anche per il Covid. E’ chiaro che non possiamo pensare che il modello turistico post-Covid sia uguale a quello pre-Covid. Quindi dobbiamo cominciare a guardare quello che sono i servizi turistici, che si può vendere il nostro territorio tenendo conto che il mondo sta cambiando: pertanto cambierà tantissimo il modo di fare turismo. Si sta sviluppando a livello internazionale una logica di turismo sempre più orientato alla “sostenibilità” in tutti i sensi dove lo stile di fare turismo va nella direzione del rispetto dell’ambiente, e questo è molto in linea con quanto Faenza può offrire anche, ad esempio, lungo l’argine del fiume Lamone.”

Tutto bene la valorizzazione dantesca, anche se l’Alighieri non è stato tenero con i faentini, visto il noto passaggio nell’Inferno della “Divina Commedia” che recita “La gente che il Lamone bagna, è la gente più ignorante di Romagna”, lasciando un minimo dubbio che si riferisse proprio agli abitanti di questa città.

“Infatti è quello che abbiamo detto all’Università di Firenze, che coordina il progetto “Le Vie di Dante”: dei faentini ne ha parlato, a dire il vero non proprio con simpatia, però che non sia mai venuto a Faenza è impossibile, perché ne conosceva tanti dettagli. La realtà è che Faenza è sulla Via Emilia; all’epoca le “grandi strade” erano veramente poche ed è praticamente impossibile che Dante, che aveva vissuto anche a Bologna, non sia passato per la Via Emilia e non abbia vissuto Faenza anche nel suo centro.”

Difficile in questi giorni affrontare la questione delle manifestazioni del Niballo, che da giugno potrebbero slittare tra fine agosto e settembre, nel caso si intraveda una via d’uscita dalla diffusione del Covid-19; tuttavia sarà da affrontare per un futuro non lontano la problematica di eventi belli e unici ma che finora hanno avuto solo spettatori faentini e pochi turisti, vista la carenza di adeguate “arene” dove farle svolgere.

“Ci sono tante modalità per valorizzare l’anima medioevale e rinascimentale di questa città, visto che parliamo di rievocazioni. Non credo che investire sulla visibilità del Palio del Niballo sia l’unica; credo che queste anime possano essere maggiormente valorizzate tutto l’anno, e col sindaco Isola abbiamo pensato a possibili soluzioni. Potrebbe essere un inizio anche solo vestire la città a festa per un tempo più lungo della durata del Palio, od anche collegare al tema più generale della rievocazione tante iniziative complementari al Palio stesso, pubbliche e private, che permettano un flusso di turisti non limitato a quelli, comunque pochi, che potranno avere l’occasione di partecipare e assistere al Palio. Quando? Posso dire che un progetto ambizioso e sarebbe inopportuno partire quest’anno, vista le ancore troppe variabili non ferme collegate al superamento dell’emergenza pandemica. È chiaro che in ogni caso ci vogliono molte risorse: si deve lavorare per intercettarle, per realizzare allestimenti coreografici che abbiano un valore, ed è ovvio che sarebbe stupido pensare a questo senza avere parlato e condiviso un progetto con i cinque Rioni. Per questo a domande sul tema ho spesso risposto “permettemi se non voglio parlare oggi di manifestazioni del Niballo”: non è che non ci sto ragionando, anzi, ci stiamo assai ragionando, ma ne vorrò parlare quando avremo raccolto tutti gli elementi da chi, da generazioni, si occupa di queste manifestazioni. L’assessore che viene da Cervia, e magari si intende un po’ di turismo, ma che non conosce abbastanza la storia sociale di questi eventi, non può alzare la mano e sostenere “ne so più di voi”. Non va così: sono certa che non ne so più di loro e ho bisogno di capire anche quando sarà il momento giusto per fare “quella forzatura” di “toccare il palio”, perché non è sempre il momento giusto per fare forzature. Il sindaco crede molto al tema delle rievocazioni storiche, quindi ci lavoreremo senza dubbio, però è un tema che, vista la situazione dell’emergenza sanitaria, abbiamo posticipato al 2022, che non vuol dire fra dieci anni. Nel 2021 ci stiamo dedicando all’Anno Dantesco.”

Palio_Niballo_Faenza_rione_giallo_bianco

Si potrà ripetere a Faenza un’esperienza di rivitalizzazione di un edificio storico del tipo dell’Officina del Sale di Cervia per cui le dissero “non ce la farai mai”?

“Sarebbe falso dire che non ci ho già ragionato con i colleghi della Giunta. Stiamo guardando alcuni edifici: sicuramente l’ex colonia di Castel Raniero è uno dei primi progetti su cui stiamo lavorando e che recentemente ha ricevuto dal Ministero un finanziamento importante per la rigenerazione. Stiamo anche mappando quali altri edifici potrebbero essere interessanti e sensibili da rigenerare e riconvertire ad attività economica privata. La mia idea di rigenerazione è recuperare l’edificio, preferibilmente trasformandolo in attività economica gestita dai privati anche per supportare la stessa economia ed il mercato del lavoro. È un po’ la mia visione filosofica di quello che deve fare il “pubblico”: deve generare e stimolare lo sviluppo economico ed occupazionale.”

Visto che lei è l’unico esponente di Italia Viva nella Giunta faentina le chiedo: secondo lei è ora di dire basta con il reddito di cittadinanza?

“Come opinione personale, credo condivisa anche da esponenti del nostro partito, lo posso vedere strumento utile nei tempi brevi e, soprattutto, nelle situazioni di emergenza, come quella della pandemia in corso, perché dire che non ci sia necessità di sostenere le fasce deboli della popolazione nei momenti difficili non mi troverebbe d’accordo. Non sono invece d’accordo nel fare del reddito di cittadinanza uno strumento prevalente che sostituisca le politiche attive per il lavoro; ritengo che la parte più importante del lavoro da svolgere sul tema occupazione sia riformare e sviluppare i servizi per l’impiego in coerenza con un mercato del lavoro davvero mutato rapidamente. Su questo tema il nostro Paese è piuttosto arretrato, ma credo che il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi interverrà con determinazione: mi fido del fatto che abbia una visione lungimirante sia sui problemi del lavoro e che delle imprese.”

Faenza potrà migliorare il suo volto anche grazie all’Unione Europea?

“Certamente! Noi siamo già nella Strada europea della Ceramica; stiamo lavorando e ho già provveduto ad attivare una rete di collaborazione che si chiama S.E.R.N. (Rete Svezia Emilia-Romagna) e riunisce Comuni svedesi, gestisce rapporti di collaborazione con diversi Comuni della nostra zona e in cui Faenza si è inserita. Si tratta in sostanza di collaborazione bilaterale con Paesi del Nord Europa sui temi dell’ambiente, del turismo sostenibile, dello sport, del benessere in generale.”

A cura di RoC

ROSSELLA FABBRI

Rossella Fabbri, 47 anni, coniugata, è laureata in Economia e Commercio indirizzo Aziendale con master su Europrogettazione e Commercio Estero. Già consulente per l’Università di Bologna in ambito Information Communication Technology (ICT), per circa dieci anni ha collaborato con lo Ial Campus Internazionale Turistico Alberghiero di Cervia e qualità di responsabile ricerca e sviluppo anni occupandosi di consulenza e formazione alle imprese in ambito finanziamenti europei, project management e ottimizzazione nella gestione dei processi d’impresa per il settore turistico-ricettivo e in ambito artigianato e piccole medie imprese. Attualmente imprenditrice in ambito Home and Building Automation.

È stata assessora al Comune di Cervia nella giunta del sindaco Luca Coffari dal 10 giugno 2014 fino al termine del mandato nel 2019 con deleghe a valorizzazione turistica, bilancio, sviluppo economico, politiche del lavoro e formazione professionale, attività economiche, fundraising (raccolta di fondi), progetti e finanziamenti europei, valorizzazione del patrimonio, saline, 50 luoghi da rigenerare, pari opportunità. Proviene dal Partito Democratico, dove sposò la linea dell’allora segretario Matteo Renzi, che in coerenza ha seguito da subito in Italia Viva; di lei si ricorda un bell’intervento alla “Stazione Leopolda 9 – Ritorno al futuro” di Firenze il 20 ottobre 2018.

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